Ci sono parole che, lette nel momento giusto, risuonano dentro come se fossero state scritte anche per te. È quello che mi è successo leggendo questo messaggio di Marta, rivolto a me e ad altri tre colleghi che stiamo iniziando un nuovo percorso professionale:
“La responsabilità di guidare altri non si misura solo con i risultati o con l’autorità, ma soprattutto con la qualità delle relazioni che saprete costruire.”
Un’affermazione semplice, ma potente. E profondamente vera.
Viviamo spesso immersi in contesti dove il successo viene misurato in obiettivi raggiunti, performance, KPI. Eppure, quando ci guardiamo indietro, ciò che davvero ricordiamo con gratitudine o rimpianto sono le relazioni. Le persone che ci hanno ispirato, i leader che ci hanno ascoltato, coloro che ci hanno fatto sentire visti, riconosciuti.
Marta ci ricorda che la vera leadership non si impone, si costruisce. E si costruisce giorno dopo giorno attraverso gesti concreti: la pazienza di ascoltare, la capacità di non giudicare, la volontà di fidarsi e lasciar crescere gli altri. Non è la sicurezza che alza muri, ma l’empatia che crea ponti a definire un buon leader.
“Siate punti di riferimento, sì — ma non per il ruolo che ricoprite, quanto per l’esempio che saprete dare.”
Questa frase dovrebbe essere incisa in ogni agenda, appesa in ogni ufficio, riletta ogni volta che iniziamo un nuovo progetto. Il ruolo è una responsabilità, ma l’esempio è una scelta. Una scelta che parla di chi siamo davvero, ben oltre il nostro job title.
In un’epoca dove l’intelligenza artificiale cresce a ritmo vertiginoso e i processi si automatizzano, è l’umanità ciò che farà la differenza. È ciò che non può essere replicato, simulato, sostituito. E proprio per questo, è ciò che deve essere custodito.
Grazie Marta per aver dato voce a qualcosa che sentivo anche io, ma che non avevo ancora trovato le parole giuste per esprimere.
E grazie a tutti i leader silenziosi, a chi guida con il cuore prima che con la voce. È così che si cambia davvero qualcosa.