Categoria: Ispirazione e Motivazione

  • Leadership con il cuore: una riflessione ispirata da Marta

    Ci sono parole che, lette nel momento giusto, risuonano dentro come se fossero state scritte anche per te. È quello che mi è successo leggendo questo messaggio di Marta, rivolto a me e ad altri tre colleghi che stiamo iniziando un nuovo percorso professionale:

    “La responsabilità di guidare altri non si misura solo con i risultati o con l’autorità, ma soprattutto con la qualità delle relazioni che saprete costruire.”

    Un’affermazione semplice, ma potente. E profondamente vera.

    Viviamo spesso immersi in contesti dove il successo viene misurato in obiettivi raggiunti, performance, KPI. Eppure, quando ci guardiamo indietro, ciò che davvero ricordiamo con gratitudine o rimpianto sono le relazioni. Le persone che ci hanno ispirato, i leader che ci hanno ascoltato, coloro che ci hanno fatto sentire visti, riconosciuti.

    Marta ci ricorda che la vera leadership non si impone, si costruisce. E si costruisce giorno dopo giorno attraverso gesti concreti: la pazienza di ascoltare, la capacità di non giudicare, la volontà di fidarsi e lasciar crescere gli altri. Non è la sicurezza che alza muri, ma l’empatia che crea ponti a definire un buon leader.

    “Siate punti di riferimento, sì — ma non per il ruolo che ricoprite, quanto per l’esempio che saprete dare.”

    Questa frase dovrebbe essere incisa in ogni agenda, appesa in ogni ufficio, riletta ogni volta che iniziamo un nuovo progetto. Il ruolo è una responsabilità, ma l’esempio è una scelta. Una scelta che parla di chi siamo davvero, ben oltre il nostro job title.

    In un’epoca dove l’intelligenza artificiale cresce a ritmo vertiginoso e i processi si automatizzano, è l’umanità ciò che farà la differenza. È ciò che non può essere replicato, simulato, sostituito. E proprio per questo, è ciò che deve essere custodito.

    Grazie Marta per aver dato voce a qualcosa che sentivo anche io, ma che non avevo ancora trovato le parole giuste per esprimere.

    E grazie a tutti i leader silenziosi, a chi guida con il cuore prima che con la voce. È così che si cambia davvero qualcosa.

  • Perché la storia di Steve Hayman mi ha ispirato (e cosa dovremmo portarci a casa)

    Questa settimana mi sono imbattuto in un post che mi ha letteralmente strappato un sorriso e mi ha lasciato una bellissima lezione da condividere. È la storia di Steve Hayman, ex ingegnere di NeXT, che nel 1991 si ritrovò – per caso e per errore – a ricevere le email destinate nientemeno che a Steve Jobs.

    In breve, Steve (Hayman, non Jobs) racconta di come, appena assunto, notò che l’alias email steve@next.com fosse libero e, ingenuamente, lo attivò per sé stesso. In poche ore si ritrovò inondato di messaggi destinati al fondatore di NeXT, ex-CEO di Apple. Preoccupato di aver fatto una cavolata epocale, corse ai ripari reindirizzando tutto a sjobs@next.com e scrivendo a Steve Jobs stesso per scusarsi.

    Il finale? Jobs gli rispose con quattro parole che qualsiasi persona che lavora nel tech sognerebbe di ricevere da una leggenda come lui: “Great idea, thank you.”

    Screenshot originale della risposta di Steve Jobs – blog.hayman.net

    Cosa mi ha colpito di questa storia

    1. L’umanità dietro i grandi nomi
      È incredibile pensare che un’icona mondiale come Steve Jobs abbia trovato il tempo di rispondere a un neoassunto con semplicità e gentilezza. È un promemoria che dietro i ruoli, dietro le icone, ci sono persone.
    2. Il valore dell’iniziativa… anche quando sbagli
      Hayman ha fatto un errore, sì. Ma lo ha risolto, ci ha messo la faccia e ha comunicato con onestà. Questo gesto ha avuto un ritorno positivo, perché il vero fallimento non è sbagliare, ma non provarci mai o non rimediare quando puoi.
    3. Quanto sono potenti le piccole cose
      Non servono idee da miliardi di dollari per lasciare un piccolo segno nella propria storia. A volte basta un alias email scelto per sbaglio e gestito con responsabilità.

    La mia riflessione per chi legge

    Questa storia mi ha ricordato che spesso aspettiamo il grande colpo di genio, il momento perfetto o il progetto della vita. Ma nella realtà, la maggior parte delle nostre soddisfazioni nasce da piccoli gesti, da iniziative che a prima vista sembrano insignificanti ma che – se affrontate con spirito giusto – ci fanno crescere, migliorare, imparare.

    Ti invito a rileggere la storia originale qui, e poi a chiederti:

    Qual è quella piccola cosa che puoi fare oggi, anche se imperfetta, anche se rischia di sembrare stupida o inutile, ma che ti farà dire “ci ho provato”?


    Io nel dubbio oggi ho scritto questo post.
    A te la prossima mossa.